

VINCENT GAUDRY
Vincent Gaudry è un vignaiolo di genio. Pioniere della biodinamica nel suo distretto (certificazione Demeter datata 2004, la prima della zona), lavora oggi 11 ettari di vigna a Sury-en-Vaux, su tutte e tre le matrici geologiche esistenti nell’areale del Sancerre – un caso più unico che raro. Le matrici, ossia le terres blanches argillo-calcaree, le zone ciottolose e gessose (caillottes) e le distese silicee più prossime alla Loira (silex), si trasfondono nelle uve conferendo caratteri distinti: esotico e agrumato nel primo caso, corposo e persistente nel secondo, minerale e affumicato nel terzo. E Vincent, uomo dalla sicura fascinazione per l’antico ruolo dell’alchimista, è un abile, attento, rispettoso plasmatore, un mediatore tra i talenti delle uve e quelli dei luoghi. Tessiture eleganti, purezze adamantine, rispetto dell’origine, prevalenza del fattore ambientale su quello varietale, longevità imprecisabili, straordinario senso di tensione: queste le ragioni per assaggiarne i vini, che ormai per unanime sentire si collocano tra i più grandi Sancerre e quindi, ad onta di prezzi a dir poco sensati, tra i più grandi bianchi del mondo.
Il metodo

Il calendario biodinamico è seguito passo passo, incluso il taglio dei legni per le botti che l’azienda acquista. L’età dei vigneti (di Sauvignon Blanc, con un singolo ettaro a Pinot Noir) è alta, con qualche pianta ultracentenaria, così come è elevata la fittezza dell’impianto. Le rese sono minime, le vinificazioni inerziali, senza concessione alcuna all’enologia “d’intervento”. Le fermentazioni spontanee e le maturazioni hanno luogo in acciaio o in legno piccolo; la preservazione del patrimonio acido dei vini e la tutela della loro specifica personalità sono mantra seguiti da Gaudry nel processo produttivo. In due casi (“A mi-chemin” e “Pour Vous”) il protocollo segue infine l’arcaica usanza di non solfitare affatto salvo che, a dosi minuscole, all’imbottigliamento.