

TAWSE WINERY
Il finanziere Moray Tawse, qui da noi in Italia, è diventato celebre soprattutto grazie alla collaborazione con Pascal Marchand in Borgogna (Marchand-Tawse), ma in Canada è un’istituzione da solo: la sua cantina, avviata nel 2001 con l’acquisto di 2 ettari e mezzo nella zona della Niagara Peninsula, è cresciuta da allora a dismisura per ambizione, dimensione e livello qualitativo. “Canadian Winery of the Year” nel 2010, 2011, 2012 e 2016, la Tawse coniuga, nel più abusato mantra della comunicazione ma onestamente qui innegabile, la più avanzata tecnologia e una mentalità tradizionale, orientata alla sostenibilità della filiera: l’intero vigneto aziendale è dall’inizio in regime biodinamico certificato, gestito nella tutela della biodiversità e in autonomia energetica. L’Estate Chardonnay, lungi dall’essere un classico, disimpegnato ingresso alla gamma, è un bianco ambizioso, ottenuto da vigne vecchie e maturato in legni francesi: ha un frutto dolce, una sottile affumicatura e preziose nuance minerali. I due monovitigno (Chardonnay e Pinot Noir) che portano in etichetta il nome “Quarry Road” provengono invece dall’omonimo vigneto su marna calcarea, piantato nel 1998. Quarry sta per “cava di pietra”, e la potente, abbagliante mineralità dei vini pare serbarne memoria.
Il metodo

Chi si fidi del luogo comune per cui gli Chardonnay del Nord America siano tutti delle bombe a mano alcoliche, dolciastre e legnose, resterà stupefatto: lo Chardonnay entry level di Moray Tawse supera ad esempio di poco i 12,5 gradi, rasenta i 7 g/l di acidità naturale ed è a 0 di zuccheri residui. Il protocollo di cantina è del resto semplicissimo: uve raccolte a mano, diraspate nel caso dei rossi e pressate a grappolo intero nel caso dei bianchi; le fermentazioni sono spontanee, così come lo è la malolattica, svolta in pièces francesi nuove al 30%. La sosta nei legni ha durata media di 14-16 mesi. Qualche mese di affinamento in bottiglia precede sempre la messa in commercio.