SAN LURINS

San Lurìns è un toponimo: il paese di San Lorenzo Isontino, in lingua locale. È una delle aziende più piccole del catalogo, e al contempo una delle sue gemme più preziose, per ragioni culturali non meno che per la bontà del loro prodotto. Il giovane Marco Pecorari, che ha ripreso a vinificare in una cantina fondata dal bisnonno addirittura nel 1874, ha un’idea del vino precisa, e molto semplice: “un approccio artigianale basato sull’osservazione” – parole di Giampaolo Gravina (Vini Artigianali Italiani, Paolo B. Buongiorno Editore, pag. 15). La sua visione è, giocoforza, in quella che per molto tempo è stata la sola etichetta prodotta, una Malvasia Istriana rifermentata in bottiglia a nome “Marina”, che nella sua manifesta ancestralità di metodo regala un’inattesa modernità di espressione. Pura, salmastra, generosa di estratti ma non di svenevolezze aromatiche, essa compendia il percorso compiuto da Marco stesso, che della formazione accademica (laurea in enologia a Udine) ha fatto tesoro non elevandone le nozioni a dogma, ma affiancando quanto appreso al proprio temperamento. Ed ecco così un un progetto pervicace e originalissimo – anche per la scarsa presenza di vini della tipologia del “Marina” nell’intera regione.

Il metodo

I circa cinque ettari circa di vigneto, trattati a mano e interamente inerbiti, convivono con appezzamenti in cui si praticano cerealicoltura, frutticoltura, coltivazione di leguminose. I più vecchi impianti di vigna hanno oggi circa cinquant’anni di età, e forniscono le uve per il rifermentato da Malvasia di cui si è detto. La prima fermentazione avviene spontaneamente; la seconda, quella che determina l’effervescenza, dietro inoculo di lieviti di un ceppo specifico. Il “fondo” che il vino presenta può essere, a discrezione del consumatore, lasciato cautamente dov’è oppure rimesso in sospensione, con il risultato di un vino più limpido, agrumato e agile (nel primo caso), più ricco, saporito e deliziosamente speziato (nel secondo).