

MULIT
La campagna attorno al borgo di Kozana, dieci chilometri in linea d’aria a nord-est di Cormons e di Capriva, disegna il tipico paesaggio a tinte forti della Brda, il Collio sloveno. Poche strade collegano tra loro i piccoli paesi, il cui territorio è punteggiato di case, chiesette, cascinali. Seppur non altissime in assoluto, le dorsali collinari che si affiancano nell’enorme vallone hanno l’aspetto di corrugamenti montani; lungo i versanti, dei quali si intuisce il colore chiaro della terra e la sua consistenza quasi farinosa, il solo diversivo ai boschi sono le pezze di vigneto, spesso in forte pendenza; ovunque sono sparse le nummuliti, minuscoli fossili che un tempo ricoprivano quello che era un fondale marino. Subito a sud di Kozana, ancora più prossimo al confine italiano, ecco in località Vipolže le vigne e la piccola cantina della famiglia Prinčič; ai filari di autoctone quali Ribolla e Pika si alternano uve internazionali quali le bordolesi classiche, il Syrah e il Viognier. L’interpretazione resta invece assolutamente “locale”, e inconfondibile, grazie alle peculiarità geologiche e climatiche della zona e alla decisa impronta artigianale della cantina, che si riflette in uno stile intenso e verace, materico e profondo, eppure essenziale e senza fronzoli; in questo, esso appare fortemente evocativo dei luoghi, del loro “sale” e dei loro silenzi, della loro arcaica e un po’ scabra verità.
Il metodo

L’essenzialità dello stile trova riscontro nella schematica linea produttiva. La cantina sforna due soli vini, un rosso che si chiama Rdeče (rosso) e un bianco che si chiama Belo (bianco), entrambi dall’assemblaggio delle uve presenti nei vigneti. Il rosso è a prevalenza di Merlot con saldo di Cabernet Sauvignon e Syrah; fermenta grazie all’uso di lieviti naturali ma selezionati e affina poi un anno e mezzo in piccoli fusti e almeno 6 mesi in bottiglia, ed è un vino dalla forza espressiva a dire poco generosa, e certamente longevo. L’eccezionale bianco Belo, ottenuto da cinque varietà diverse, esprime tutta l’energia di luoghi battuti dal vento non meno che dal sole in un sorso serrato e salatissimo, coraggiosamente virato all’amaro in fondo nella sua tipica uscita dal nitido sapore di albero di limone; affina nella maggior parte in acciaio, in legno e parte in terracotta, ispessendo e addolcendo il sorso.