HÉLÈNE BLEUZEN

Quando si parla di “contesto naturale” o di “ambiente incontaminato” nel mondo del vino si potrebbe utilmente prendere a punto di riferimento il piccolo Domaine della giovane Hélène Bleuzel, nascosto in mezzo al Parco Regionale del Luberon, in Provenza. Qui siamo in un entroterra poco antropizzato, a 65 km in linea d’aria dagli sbocchi al Mediterraneo di Martigues e Marsiglia: Caseneuve, il comune in questione, è una stretta terrazza di pietra affacciata su un panorama intatto di boschi e rilievi, in una luce abbacinante che d’estate non sembra arrivare dal Sole ma dall’intero cielo. È la Provenza più intima e sentimentale, quella in cui si muove Hélène: un ecosistema da preservare, parole sue, pensando al futuro dei figli, ma anche da raccontare a chi oggi ha voglia di storie non banali. È quel che fa nei suoi vini, che escono in denominazione “Ventoux” portando ciascuno il nome della parcella di origine, “Le Clos” e “Le Devens”. Sono rossi accurati, freschi e profumati (ciliegia, menta, spezie, macchia marina), dotati spontaneamente di una loro particolare, rustica grazia che sa di antico.

Il metodo

L’idea di Hélène è sempre stata quella di produrre rossi eleganti ed equilibrati; la modalità attraverso la quale persegue il suo obiettivo è semplice ma rigorosa, e parte da una severa selezione dei grappoli affrontata in due riprese, prima “in pianta” al momento della raccolta e a seguire sul tavolo di cernita. Le fermentazioni sono condotte in vasche di acciaio senza inoculo di lieviti, e le maturazioni non durano più di un anno; comprendono una sosta in legno di 11 mesi solo per il “Les Devens”, che nel legno svolge anche la malolattica, mentre il “Les Clos” non lascia mai l’acciaio fino all’imbottigliamento, cui si procede senza filtrazione.