

BRYANT ESTATE
Assurta ormai a mito autentico della Napa Valley, Bryant Estate porta il nome del suo fondatore, Donald Bryant. Fu lui che trent’anni fa piantò i primi 6 ettari di Cabernet Sauvignon nel ventoso paradiso naturale della collina, detta Pritchard Hill, sovrastante il Lago Hennessey, a quasi 300 metri di altitudine. Sua moglie Bettina Bryant, attuale presidente, ha fornito in seguito all’azienda slancio ulteriore, assestando la produzione, enfatizzandone il lato artigianale e concentrandosi sulla eco-sostenibilità e sulla biodiversità nei vigneti: «Sentiamo la responsabilità» ha scritto «di custodire la terra e gli organismi che la circondano e la abitano». Il tempo ha detto che non erano parole da brochure, ma una vera dichiarazione d’intenti, seguita da interventi fattuali. Una équipe di tecnici di livello stellare, capitanati dall’enologa Kathryn Carothers, lavora nei vigneti e nella cantina di Bryant perché la tensione e le idee della titolare si trasfondano in grandi vini rossi: i raffinati tagli bordolesi a nome DB4 e Bettina, e il sensazionale Cabernet Sauvignon Bryant Family, dal vigneto originario di 5,26 ettari, per molti uno dei più grandi rossi del mondo. Tutti vini di una purezza che leva il fiato, capaci di alzare l’asticella qualitativa del vino della Napa Valley – e in generale statunitense – con la loro maestosa armonia aromatica e tattile, e ci verrebbe da dire la loro vocazione artistica.
Il metodo

Le maniacali cure riservate alle piante e ai grappoli, in conversione alla biodinamica, rendono il senso della tutela di un patrimonio. Acidità, integrità, freschezza, aroma, salinità: ogni energia è spesa per preservare queste doti affinché con delicatezza filtrino nei vini. Per le fermentazioni si usano contenitori in cemento, anfore di terracotta e botti grandi di rovere; per le maturazioni, questi materiali sono via via andati ad affiancare le classiche barriques. Tutto è cautela, nei modi dei travasi e delle solfitazioni, tutto è misura nei tempi di macerazione, maturazione e affinamento, e tutto è senza dogmi: ogni stagione viene interpretata, ha il suo carattere, dà il suo vino. Sembra dir poco, e invece è tutto.