BERTRAND-DELESPIERRE

Chi conosce la complessa geografia della Champagne sa che esistono luoghi di uve veramente grandiose poco o nulla noti al grande pubblico. Uno di questi è la sezione centrale della cosiddetta “Petite Montagne de Reims”, una quindicina di km a sud-ovest del capoluogo. Essa comprende comuni non celeberrimi come Sacy, Montbré, Jouy, Villledommange, Ecueil, Sermiers e Chaméry, tutti classificati “Premier Cru” e nei quali, a saper cercare, si trovano Champagne meravigliosi di cantine che un tempo conferivano alle grandi Maisons e ora imbottigliano in proprio. Quella dei coniugi Bertrand-Delespierre (coadiuvati da qualche tempo dai figli Clémence e Adrien) è una di queste, e fa base proprio a Chaméry: una piccola realtà di vignaioli indipendenti, con 10 ettari di vigneti su quattro dei comuni citati, equamente divisi tra Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay. La Maison è nata nel 1980, ma Clémence e Adrien rappresentano la sesta generazione consecutiva di vignaioli: ciò che in passato veniva venduto dà ora vita a una serie di vini con il nome di famiglia in etichetta, di precisione e nitore strepitosi, impeccabili senza sembrar distaccati, e che come è giusto pretendere dai veri, grandi Champagne si trovano a meraviglia a tavola in qualsiasi contesto.

Il metodo

Nel metodo di produzione c’è la testimonianza della concreta possibilità anche in Champagne di dar senso al termine “artigianale”. Alla pressatura delle uve, distinte per parcella, segue l’immissione del succo nei fermentini: vasche di acciaio inox oppure demi-muids, cioè botti di rovere da 600 litri. La fermentazione è spontanea, affidata cioè ai lieviti di cantina, la malolattica viene inibita per il “non millesimato” e non incoraggiata – peraltro parte e si completa spesso da sola – per i vins de réserve. La presa di spuma dura in media 4 anni, ma assai di più per gli Champagne millesimati o di maggiore ambizione.